Ieri vi ho
raccontato com’è nata la mia passione per l’auto; oggi invece faccio un balzo
nel presente per raccontarVi a cosa questa ha portato. Almeno finora
La mia
esperienza lavorativa nel settore automotive inizia subito dopo la laurea
(2001) quando entrai a far parte dell’organico di una grande azienda
automobilistica italiana. Durante quel periodo, ho avuto modo di apprendere moltissimo sul mondo delle auto, anche stando a contatto con persone di grandissima esperienza, il più delle volte ben disposti nel trasmettermi il loro sapere. Ed io non mi sono certo lasciato scappare l’occasione. A loro, come a tutte le persone che mi vogliono bene, devo un grazie.
Ma torniamo a
noi: dopo aver frequentato un corso triennale di car design, nel 2008 ho poi
deciso di fare il grande passo e di diventare imprenditore di me stesso con
l’obiettivo di realizzare quel famoso sogno di bambino...disegnare un’auto.
Vera!
Bene, non è
stata una passeggiata. Di difficoltà ho dovuto affrontarne davvero tante ma
alla fine ecco, il sogno sta diventando realtà: ALFIERI, una fuoriserie su base Maserati
Granturismo MC Stradale.
Ma da dove
nasce quest’idea?
Fra le mie
attività, sono impegnato come docente di “Tecnologia dell’Autoveicolo” presso
il CEMI – Centro Europeo Modellismo Industriale http://www.agenform.it/Aspx/sede.aspx?qsSede=savigliano Il Centro forma ogni anno un numero selezionato di giovani modellisti, sia CAS che “pratici”, nel campo sia dell’automobile che dell’industrial design.
Per lo scorso anno accademico, abbiamo deciso di far lavorare i ragazzi su un progetto particolarmente interessante, ovvero ideare una fuoriserie che potesse in futuro diventare un’auto effettivamente realizzabile.
Troppo facile
sarebbe stato farli lavorare su un package che permettesse certe libertà:
ognuno di loro avrebbe potuto buttare su carta le invenzioni e le soluzioni più
folli ed eccentriche; il risultato sarebbe stato da “effetto WOW”, ma alla fine
non realizzabile. In pratica una “batmobile”.
Ma no, non
dobbiamo formare veri e propri professionisti, preparati e pignoli fino alla
nausea, ma assolutamente in grado di essere consapevoli sul progetto cui
andranno in futuro a lavorare.L’obiettivo era, quindi, un altro: i ragazzi dovevano proporre idee innovative che rendessero la nuova Maserati un oggetto unico ma al tempo stesso dovevano mantenere invariati i vincoli, o punti duri, dell’auto. E stiamo parlando di una vettura a scocca portante.
Questo perché quando si vuole realizzare una quattro ruote che non sia solo un esercizio di stile, ma un vero e proprio oggetto marciante si deve tener conto delle problematiche relative all’omologazione, agli ingombri, ai vincoli di fattibilità e così via
Il nostro
lavoro è durato ben 9 mesi e credo che il risultato Vi sorprenderà.
La nostra Maserati
ALFIERI vuole rendere omaggio, in un momento storico così importante per la
casa costruttrice (non dimentichiamoci che il Tridente l’anno prossimo taglierà
un traguardo importante! Qualcuno sa dirmi quale???) al suo glorioso passato,
reinterpretandolo, tuttavia, in chiave contemporanea.
Da qui i
richiami agli stilemi classici: le cinghie sul cofano tipiche delle auto da
corsa degli anni ’20, ’30 e 40 (la Casa Modenese è tutt’oggi l’unica marca
italiana ad aver trionfato alla 500 Miglia di Indianapolis); il voletto
caratteristico della Ghibli; gli estrattori d’aria laterali inconfondibili
della Sebring.
Per renderla
poi un’auto al passo coi tempi abbiamo deciso di attuare alcune modifiche, e di
utilizzare molto la fibra di carbonio.
Il
porta-targa anteriore (carbonio pre-preg con trama a vista) si interseca con la
calandra allargata ad andamento fortemente orizzontale, e si raccorda con le
nuove forme delle prese aria freni anteriori, diventando un elemento estetico
innovativo che ne caratterizza tridimensionalmente i tratti decisi del design
del frontale.Il paraurti posteriore (anch’esso in carbonio pre-preg con trama a vista) riprende lo stesso linguaggio formale dell’anteriore di alternanza ed intersezione tra parti in carbonio a vista e parti verniciate, si raccorda ai fari e ne ridisegna completamente il posteriore, conferendo ad esso un rinnovato bilanciamento dei volumi.
Il carbonio con trama lasciata a vista su brancardi conferisce un rinnovato andamento scultoreo delle superfici del veicolo.
I tre “classici” estrattori aria sui parafanghi anteriori sono stati anch’essi ridisegnati ed accolgono al loro interno la luce di direzione laterale a LED, così da avere un “effetto sospeso”.
Direi che
oggi posso terminare qui, domani magari Vi racconterò cosa abbiamo pensato per
la verniciatura e gli interni.
Chi lo
desidera può approfondire visitando il mio sito www.simoneporta.it
Postate i
Vostri commenti.
Ciao! S.
Bel progetto, complimenti!
RispondiEliminaVorrei approfondire un particolare: perché avete inserito all’interno della “classica” calandra quella parte centrale in carbonio?
Grazie
Nick
Ciao Nick!
RispondiEliminaLa risposta è presto data e si racchiude nel concetto forma-funzione. Poiché praticamente tutte le GT stradali, per lasciare più pulito il disegno del frontale non inseriscono il porta targa, con il risultato che quando le si vede circolare su strada (osservate, gente, osservate!) la targa ha un effetto decisamente posticcio e va ad inficiare il design del frontale. Di fatto, quindi, si ottiene un effetto paradosso.
Ci sarebbe da chiedersi il perché questo dettaglio non venga quasi mai preso in considerazione. Che ci piaccia o no, le vetture circolanti su strada devono tutte avere anche la targa anteriore.
Dal momento che noi non abbiamo lasciato NULLA AL CASO, abbiamo pertanto deciso di rendere lo stesso porta targa (grande per ospitare una targa tedesca, di grandi dimensioni) un elemento estetico (da qui la finitura in carbonio a vista) ed integrato nella calandra, di cui va a ridefinirne le geometrie ed i volumi scultorei.
Spero di essere stato esaustivo.
Alla prossima!
Ciao, S